martedì 18 ottobre 2011

500.000 manifestanti e 200 facinorosi infiltrati: la fine del 15 ottobre

Il riepilogo di quel che accadde al G8 a Genova nel 2001 si è avuto, prosaicamente, a distanza di dieci anni nella capitale italiana.
Un 15 ottobre che non ha nulla da invidiare alla storia, quella già scritta, quella abbondantemente speculata, quella, tremenda, da conservare nella memoria. Così, sabato si è concluso quello che avrebbe dovuto essere un corteo pacifista, quella che avrebbe dovuto essere l’espressione, portata in piazza, dell’indignazione. Eppure si è conclusa in malo modo la sfilata degli Indignados italiani, che, evidentemente ridotti a ingloriosi seguaci dei vicini europei(spagnoli,greci e portoghesi), sono stati accusati di aver messo a ferro e fuoco le strade di Roma.
Eppure erano lì, oltre 500.000 manifestanti, decisi a contestare uno stato di cose, ormai, divenuto ingombrante, a tentare di far valere le proprie istanze, e a riprendersi quanto le manie tiranniche di un chiunque inficiano ogni giorno. Erano lì insieme a oltre 200 tra facinorosi, “black block” e infiltrati; erano lì a respingere le frange terroriste dei movimenti che hanno distrutto Roma, provocando danni dell’ammontare complessivo di un milione e mezzo di euro(secondo le stime del sindaco Alemanno).
 E chi li ha visti? Chi se ne ricorda tra tanti vestiti di nero e magari sventolanti bandiere fasciste? Chi li ha riconosciuti tra poliziotti panciuti camuffati da No global? In ogni caso, il silenzio non viene capito ma , a quanto pare, e ancor di più, le parole dei “comunisti”. D’altra parte, il grande corteo non ha toccato via Cavour, al momento degli scontri, né piazza San Giovanni, devastata, oltre che materialmente, anche simbolicamente come centro di confluenza di un blocco unitario, di un fronte comune, quello della protesta, beninteso non violenta.
Tante congetture intorno ad un’evidenza, quasi una certezza assoluta: la massima impreparazione organizzativa.
Nessuno ha lamentato l’inefficienza del servizio d’ordine, non una parola sulla incapacità delle forze dell’ordine di gestire la situazione. Un sistema praticamente fallimentare, se si consideri che il plotone era schierato “a muraglia” intorno ai manifestanti, bloccando qualunque via d’uscita del percorso, se si consideri che le prime azioni dimostrative in via Cavour, direzione Fori Imperiali, dei famigerati “black block”( o almeno così dicono i media) sarebbero state facilmente fermate se il primo gruppo dei militari avesse agito tempestivamente ( o avesse agito, secondo i “dovuti” ordini dei vertici), se, insomma, gli strumenti di sicurezza adottati non fossero stati indirizzati a destabilizzare il corteo, se non avessero risposto ad un disegno, tutto governativo, di “tappare le bocche” e preordinarne le strutture serventi.
Erano tutti presenti, con bandiere e senza: partiti, associazioni, movimenti, operai, studenti, docenti, padri, figli, nonni e perfino disabili. Ma questo,naturalmente, è bastato a distogliere gli sguardi e a concentrarli sullo scatafascio, sul disastro, voluto e alimentato dalla sinistra, sovversiva, violenta e antisistema. Che importa che lo Stato “ si metta a dire della rabbia del fiume in piena e non della violenza degli argini che lo costringono”, che importa quale sia la causa reale del fenomeno guerriglia urbana, che importa che centinaia di persone manifestino il proprio dissenso nei confronti di un’esistenza indegna, quella a cui sono costretti quotidianamente.
Anzi, questo importa, e importa fintanto che i limiti del consentito non vengano varcati. Importa quanto può importare al potere, a chi regge lo scettro , ” mettere la museruola e portare il cane a spasso” secondo i propri interessi ,secondo le proprie ambizioni .
Eppure, l’indignazione cresce, cresce e si espande a macchia d’olio. “Non ci fermeranno, affermano gli indignados,non permetteremo che le degenerazioni possano essere strumentalizzate per bloccare la protesta; insomma, che piaccia o no, non potranno minacciare il nostro diritto di manifestare, in quanto principio costituzionalmente garantito”.

Rosita

5 commenti:

no name ha detto...

Cresce l'indignazione ma è ancora enorme il senso di apatia e di stallo che coinvolge la maggior parte della gente.
Fin troppi non si muovono ancora, non si informano, non leggono nè si interessano di ciò che accade. Di tutte le persone che conosco (e sottolineo TUTTE) solo io ed altre 2 siamo andati al corteo...troppo poco ancora.

Anonimo ha detto...

250.000
300.000
400.000
e adesso 500.000

Ma crescono ogni giorno?

Piru ha detto...

Mi stupisce come tutti cerchino di trovare le colpe, ma nessuno prova ad analizzare la situazione un po' piu' a fondo.

Un commentario scritto da Naomi Klein dopo i riots di Londra, mi sembra molto adatto a descrivere quello che sta succedendo in Italia:

http://italianfreereporter.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

Scritto da Rosita S. nota comunista napoletana.

Nemo3 ha detto...

C'è da domandarsi se i disordini non siano stati organizzati da "poteri"che non volevano che la manifestazione riuscisse nell'intento.
Fa rabbia vedere come i nostri politici si siano premurati a difendere i loro presidi sensibili con una esagerata protezione della polizia che invece poteva essere messa a disposizione del corteo.