mercoledì 23 novembre 2011

Krugman (nobel economia): falsi tecnocrati hanno tradito con l'euro

C'è una parola che ultimamente sento di continuo: “tecnocrate”. A volte viene usata come un termine di disprezzo: i creatori dell’euro, ci si dice, erano tecnocrati che non sono riusciti a tenere in conto i fattori umani e culturali. A volte è invece un termine elogiativo: i novelli primi ministri di Grecia e Italia sono descritti come tecnocrati che si eleveranno al di sopra della politica per fare quel che deve essere fatto.  Un attimo. Io lo so bene chi sono i tecnocrati; a volte ho ricoperto anch’io quel ruolo. E queste persone - le persone che hanno costretto l’Europa ad adottare una moneta comune, le persone che stanno costringendo sia l’Europa sia gli Stati Uniti all’austerità - non sono affatto tecnocrati. Sono, invece, dei romantici profondamente privi di senso pratico.
Essi sono, per essere precisi, una razza particolarmente noiosa di romantici, che si esprimono con una prosa altisonante anziché in poesia. E le cose che chiedono in base alle loro visioni romantiche sono spesso crudeli, al punto da implicare sacrifici esorbitanti a carico di lavoratori e famiglie comuni. Ma resta il fatto che quelle visioni sono guidate da sogni sul modo in cui le cose dovrebbero essere, anziché da una valutazione fredda delle cose così come sono realmente.
E per salvare l'economia mondiale, dobbiamo rovesciare questi pericolosi romantici dai loro piedistalli.
Cominciamo con la creazione dell'euro. Se pensate che questo fosse un progetto guidato da un calcolo accurato dei costi e dei benefici, siete stati male informati.
La verità è che il cammino dell’Europa verso una moneta unica è stato, fin dall'inizio, un progetto dubbio privo di una qualche analisi economica oggettiva. Le economie del continente erano troppo diverse per funzionare senza problemi con una politica monetaria unica e buona per tutti, troppo esposte alla probabilità che si verificassero "shock asimmetrici", in cui alcuni paesi crollavano, mentre altri andavano in boom. E a differenza degli Stati Uniti, i paesi europei non facevano parte di una singola nazione con un bilancio unificato e un mercato del lavoro tenuto insieme da una lingua comune.
Perché allora questi "tecnocrati" hanno spinto così fortemente per l'euro, ignorando i molti avvertimenti degli economisti? In parte era il sogno dell'unificazione europea, che l’élite del continente trovava talmente allettante che i suoi esponenti scartavano via le obiezioni pratiche. E in parte è stato un atto di fede economica, la speranza - guidata dalla volontà di credere, nonostante le ampie prove del contrario - che tutto avrebbe funzionato fin quando le nazioni avessero praticato le virtù vittoriane della stabilità dei prezzi e della prudenza fiscale.
Triste a dirsi, le cose non hanno funzionato come promesso. Ma invece che adattarsi alla realtà, quei presunti tecnocrati andavano a raddoppiare la posta: insistendo, ad esempio, sul fatto che la Grecia potesse evitare il default attraverso un’austerità spietata, mentre chiunque sapesse davvero fare i conti era consapevole di soluzioni migliori.
Lasciatemi mettere in evidenza, in particolare, la Banca centrale europea (BCE), che pure dovrebbe essere l'istituzione tecnocratica definitiva, e che è si è fatta notare parecchio per rifugiarsi nella fantasia non appena le cose andavano male. L'anno scorso, per esempio, la banca ha affermato di credere nella fata fiducia: vale a dire l'affermazione che i tagli di bilancio in una economia depressa in realtà promuovevano l'espansione, aumentando gli affari e la fiducia dei consumatori. Eppure, che strano, questo non è successo da nessuna parte.
E ora, con l'Europa in crisi - una crisi che non può essere contenuta a meno che la BCE faccia il passo di fermare il circolo vizioso del collasso finanziario - i suoi leader si aggrappano ancora all'idea che la stabilità dei prezzi sia la panacea di tutti i mali. La scorsa settimana Mario Draghi, il nuovo presidente della BCE, ha dichiarato che «ancorare le aspettative di inflazione» è «il grande contributo che possiamo fare a sostegno della crescita sostenibile, la creazione di occupazione e la stabilità finanziaria».
Questa è un'affermazione assolutamente fantastica da fare in un momento in cui si prevede che l'inflazione europea sia, semmai, troppo bassa, mentre ciò che mette turbolenza nei mercati è la paura di un collasso finanziario più o meno immediato. E suona più come un proclama religioso che come una valutazione tecnocratica.
Giusto per essere chiari, la mia non è una tirata anti-europea, visto che abbiamo anche noi i nostri pseudo-tecnocrati a distorcere il dibattito politico. In particolare, i gruppi di "esperti" suppostamente non di parte - il Comitato per un Bilancio Federale Responsabile, la Coalizione Concord, e così via – hanno avuto fin troppo successo nel dirottare il dibattito di politica economica, spostando la sua attenzione dalle tematiche occupazionali al deficit.
Dei veri tecnocrati avrebbero chiesto se questo avesse un senso nel momento in cui il tasso di disoccupazione è del 9 per cento e il tasso di interesse sul debito degli Stati Uniti è solo il 2 per cento. Ma come nel caso della BCE, anche i nostri bisbetici con la fissa del fisco hanno la loro propria versione su ciò che conta davvero, e vi si attengono a ogni costo, a prescindere da quel che dicono davvero i dati.
Quindi, sono forse contro i tecnocrati? Niente affatto. Mi piacciono i tecnocrati: i tecnocrati sono miei amici. E abbiamo bisogno di competenze tecniche per affrontare i nostri problemi economici.
Ma il nostro discorso è stato malamente snaturato da ideologi e illusi proni ai pii desideri - noiosi, crudeli  e romantici - che fingono di essere tecnocrati. Ed è il momento di sgonfiare le loro pretese.


Paul Krugman, Premio Nobel per l'economia

tratto dal New York Times (tradotto da Pino Cabras)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

dovessi dire che ci ho capito qualcosa sarei bugiardo.
Comunque: aumentare il carico dei tributi porta al collasso, senza dubbio. Primo perchè la gente non ha più soldi per pagarli, secondo perché la gente s'incavola di brutto per l'applicazione di tributi ai tributi. Vedi IVA alla Tarsu ed IVA ai contributi erariali.

Mr. Tambourine ha detto...

Detto da uno che non ci capisce niente, diciamo.

www.ciclofrenia.it

Anonimo ha detto...

Capiranno tutti gli altri..

miciamiaomiao ha detto...

Ma chi ha detto che i premi nobel (specialmente quelli per l'economia) siano comprensibili? Anzi, più straparlano, più la gente crede che siano furbi!

Comunque credo che l'euro sia stato solo un bene per l'Italia. Se non fosse stato introdotto, ci ritroveremmo con stipendi medi mensili lordi di meno di 2M di lire e con la benzina a 20K lire al litro (causa allegre svalutazioni ferragostane).

Mana ha detto...

Krugman non ha preso il Nobel per l'economia per quello che scrive oggi sul NY Times.
Non chiedereste ad un chirurgo di cambiarvi lo scarico del bagno, no?
Ecco, allora non ha senso dare troppo credito a Krugman quando fa il "tuttologo".

E soprattutto, chiamarlo "nobel per l'economia" fornisce un messaggio fuorviante.

Mondo_83 ha detto...

la critica di Krugman all'Euro mi pare più che giustificata...sono dell'idea che oltre a una politica monetaria Europea ci voleva anche una politica fiscale Europea, forse cosi si poteva evitare questo fallimento imminente...

Bum ha detto...

A me l'articolo è piaciuto! Se volete intendere bene...DOVETE SPOGLIARLO DEL SARCASMO DI CUI E' RIVESTITO! Il succo è...si è scelto e si sceglie di salvare il Capitale, la moneta, i soldi degli Stati e delle Banche a discapito dell'occupazione! Per riuscire a preservare qualcosa che possa stimolare la crescita (vecchio assioma Macroeconomico RISPARMI=INVESTIMENTI) L'alternativa sarebbe aumentare l'inflazione (Curva di Phillips INFLAZIONE inversamente proporzionale all'OCCUPAZIONE) ma dagli ESPERIMENTI degli anni '70 si è visto che piu' di tanto non si puo'fare...E IL RISCHIO PIU' GRANDE E' (teorie economiche degli anni '80) LA STAGFLAZIONE (cioè l'Inferno dell'Economia INFLAZIONE+DISOCCUPAZIONE)!

leprechaun ha detto...

Krugman ha ragione da vendere. Qui il problema non è tanto l'euro, ma *come* l'Europa è stata costruita. Piena di squilibri che generano debito. La Germania fa 160m Miliardi l'anno (il 7% del suo PIL), dall'unificazione in poi, di surplus commerciale, per il 90% nella UE. E' un obiettivo voluto, perseguito, e difeso strenuamente. Questo significa però che qualcun altro forzatamente deve essere in deficit. Undici paesi per l'esattezza, che la moneta comune (impossibile svalutare) e i vincoli comuni spingono al debito. Immaginate che spendiate più di quanto guadagnate. Il negoziante vi spinge a indebitarvi (con lui), e poi si lamenta che siete in debito, e vi impone una cura di rigore. Benissimo, smettiamo di comperare da lui. Eh no, questo non va! Trovati altre esportazioni, vendi alla Cina! Andate tutti in giro con le pezze nel sedere ma continuate a comperare le nostre auto! Con quali soldi, in questa logica, non si sa, e immaginate cosa possa esportare nel mondo la Grecia: taramas, feta?. Guai se uno tenta di controllare l'import per diminuire il deficit! Va contro la libertà di mercato, la concorrenza!
Capito Krugman? Capito Fitoussi quando dice che questo genere di tedeschi sono dei cretini?
Critiche in questo senso sono state fatte fin dall'inizio (Google: 200 economisti criticano EMU. E' del 1997!). E critiche alla Germania vengono dalla Germania stessa (google: Flassbeck avviso di burrasca). Ma queste cose sono passate sotto silenzio dal nostro "partito tedesco (della CDU)". E quindi, gli italiani sono stati tenuti in una bolla di sapone fin dall'inizio della UE. Mai una discussione, mai informazione. Solo il mito dell'Europa che bella che bella, comunque sia. Guai a chi critica, sei un "euroscettico", "taci, il nemico ti ascolta!".
Dunque, mai democrazia. Solo persuasione occulta: "il problema è il debito pubblico!". Quello privato, no. Gli squilibri commerciali, pazienza. Gli squilibri salariali, pure. La concorrenza tributaria fra stati (ogni stato è paradiso fiscale all'altro, in UE), amen.
E siamo pure stati costruiti senza reti di sicurezza, e senza strumenti per affrontare le emergenze, lasciando il compito di battere moneta al mercato, unico esempio in tutto il mondo. La BCE non è una Banca Centrale, come invece lo sono quella d'Inghilterra e la FED (oltre che la Banca cinese, Indiana, Canadese, Australiana ...).
Eccola qui, l'Europa così come è stata costruita! Perché questa è l'Ideologia Tedesca della CDU che ne è alla base. La stessa di Mario Monti, che è un seguace della scuola di Friburgo, l'ordoliberalismo.
Dato che era un brutto nome, che ricordava le sue origini (il nazismo), fu ribattezzato in "economia sociale di mercato". Che di sociale, però, non ha niente. E solo liberismo spinto (Einaudi in confronto era un comunista), ma in uno Stato Forte, corporativo, dove sono aboliti pluralismo e politica, e ogni conflitto sociale è una bestemmia.
Vi ricorda qualcosa?
E la signora Merkel vuole esportare questo in tutta Europa approfittando della crisi (in gran parte amplificata, se non creata, da lei). Cosa questa, a parte ogni altra considerazione relativa alla democrazia, semplicemente impossibile.

Dario ha detto...

Se la Merkel blocca gli "Eurobond" Monti può tornare a fare il professore alla Bocconi, inutile aumentare tasse o fare riforme.
Se la "culona" si dimettesse farebbe l'unica cosa giusta!

Anonimo ha detto...

MI RICORDO UN CAPORALE DA MILITARE CHE MI DISSE,CHE DOBBIAMO ESSERE SIMPATICI TUTTI ALLO STESSO MODO,PERCHE GLI DAVA FASTIDIO CHE IO AVESSI MOLTA POPOLARITA'.
QUESTO E' QUELLO CHE SCONTA L'TALIA IN EUROPA,LA NOSTRA INVENTIVA SI DEVE LIVELLARE CON IL RESTO DELL'EUROPA,E COSI' CI CONTROLLANO.
ALZIAMO LA VOCE,CE LO POSSIAMO PERMETTERE.