domenica 22 gennaio 2012

Laboccetta, Dell'Utri, il riciclaggio e il computer dei misteri

C'è una storia dai risvolti assai inquietante che accompagna un computer e Amedeo Laboccetta (nella foto).
Un pc che lo stesso Laboccetta, deputato campano del PDL, sottrasse il 10 novembre 2011 al sequestro effettuato dalla guardia di finanza nella sede romana di Atlantis, società titolare di una ricchissima concessione per il gioco d'azzardo dal ministero dell'economia (Slot-Machine e altro).


In quella circostanza il deputato si fece scudo dell'immunità parlamentare per scippare ai finanzieri un computer già sequestrato, dichiarando che era di sua proprietà. Un'operazione spregiudicata e giuridicamente assai discutibile, con irruzione in una sede non di sua residenza per rivendicare la proprietà di un oggetto che lo stesso amministratore di Atlantis aveva appena cercato di salvaguardare dichiarandone un'altra paternità, sempre dotata di immunità diplomatica.
Naturalmente i pubblici ministeri milanesi Roberto Pellicano e Mauro Clerici, che avevano ordinato il sequestro, hanno pesantemente contestato a Laboccetta questa operazione e il deputato pdl alla fine ha restituito il computer... l'altro ieri, con appena 70 giorni di ritardo!!
Giusto in tempo affinchè i finanzieri possano controllare eventualmente se il masterizzatore si inceppa o se l'antivirus è scaduto, ma molto difficilmente i dati che erano sul computer al 10 novembre...


Ci conviene perciò fare qualche passo indietro per inquadrare e capire la vera portata di questa vicenda assai strana e inquietante che ha spinto i pm a iscrivere nel registro degli indagati lo stesso Laboccetta.
L'inchiesta nasce da un prestito di 148 milioni  della BPM (Banca Popolare di Milano) alla società Atlantis, un prestito che secondo gli inquirenti "presenta molteplici elementi di anomalia... - si legge nel decreto di perquisizione - secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio".
La società Atlantis, tramite una holding con base nel paradiso off-shore delle Antille Olandesi, fa capo a Francesco Corallo, figlio di quel Gaetano Corallo che era in consolidati rapporti col boss mafioso Nitto Santapaola, e che fu già condannato a sette anni di reclusione per associazione a delinquere connessa alla gestione del gioco d'azzardo.
Francesco Corallo ha relazioni assai importanti nelle Antille Olandesi, che arrivano addirittura fino al primo ministro Gerrit Schotte. Tanto che un manager di Atlantis, tale Rudolf Baetsen, era stato proposto per il ruolo di governatore della Banca Centrale di quello che viene considerato uno dei paesi cardine per le società off-shore e il riciclaggio a livello mondiale.


Ebbene, molto prima della sua comparsata del 10 novembre, Amedeo Laboccetta esternava in molti modi i suoi rapporti con Corallo e con Atlantis. Ad esempio con una lettera di presentazione di Francesco Corallo per partners economici stranieri nella quale il deputato definiva Corallo "il mio assistente parlamentare". Lettera di cui il giornale "Il Fatto" ha recuperato copia e nella quale l'onorevole ricorda di essere "anche membro della commissione parlamentare antimafia". Una referenza davvero niente male!

Ma Laboccetta non è l'unico protagonista della casta ad aver intrecciato le proprie strade con Atlantis e con Corallo. Anzi, le relazioni sono molteplici! C'è ad esempio Massimo Ponzellini, ex-presidente della Banca Popolare di Milano, buon amico di Bossi e di Tremonti, che si è dato da fare moltissimo per garantire ad Atlantis il mega-prestito finito sotto inchiesta.
Nel mirino dell'indagine milanese almeno altre due società sempre accreditate presso la Banca Popolare di Milano: nel decreto di perquisizione del 10 novembre sono citate infatti anche la Sisal e la M2 Pictures di cui è presidente del cda Marco Dell'Utri, figlio del senatore Marcello Dell'Utri, lo storico e discusso braccio destro di Silvio Berlusconi.
A infittire i legami c'è Alessandro Lamonica, socio della M2 Pictures e legale rappresentante di Atlantis in Italia. Un intreccio che fa dire ai magistrati che "la reale natura delle due società appare alquanto sospetta e da approfondire con indagini".
Un dedalo di relazioni e di interessi che tira in ballo anche Marco Milanese, l'ex portavoce di Giulio Tremonti al ministero dell'Economia, e soprattutto Antonio Cannalire,  in passato braccio destro di Ponzellini sui cui mantiene forte influenza e, secondo i pm di Milano, in ottimi rapporti con Marco Dell'Utri e con "importanti personaggi di rilievo istituzionale", tra cui ci sarebbe anche un ex-direttore dei monopoli di Stato, che mettono a  bando le concessioni dei giochi...!
Cannalire, secondo l'indagine, sarebbe il terminale di un blocco di interessi che puntano alla concessione di prestiti a "prescindere dalle logiche creditizie o anche in contrasto con esse".
Mentre il ruolo di Francesco Corallo sarebbe confermato oltre che per Atlantis dal fatto che controllerebbe anche un altra società legata ai giochi, di cui però viene omesso il nome.


Insomma un fitto mistero che coinvolge la casta, banchieri, discutibili personaggi legati al mondo del gioco d'azzardo e inquietanti ipotesi di riciclaggio di denaro sporco... Un mistero che probabilmente il computer sottratto per settanta giorni da Laboccetta ai magistrati non aiuterà a sciogliere! 



Gaetano Corallo (padre di Francesco) e il boss catanese Nitto Santapaola: