“La scelta è tra la perdita della sovranità islandese in fatto di
politica monetaria con l’adozione unilaterale della moneta di un altro
Paese o diventare un membro dell’Ue”, ha dichiarato Siguardardottir
durante un discorso alla convenzione del Partito dell’Alleanza
socialdemocratica nella capitale islandese. Per affrontare e decidere
sul da farsi, l’Islanda è pronta a indire un referendum sull’ingresso
nell’Unione europea agli inizi del prossimo anno, ma a peggiorare la
situazione è la crisi dell’Eurozona che ha messo a dura prova la fiducia
degli islandesi nell’Unione economica come rifugio sicuro per il loro
futuro. A lanciare l’idea alternativa è stata la scorsa estate
l’opposizione sottolineando che il dollaro canadese (loonie) potrebbe
rappresentare una soluzione più interessante rispetto alla moneta unica
europea.
In prima linea per questo obiettivo c’è il Partito Progressista
islandese, attualmente all’opposizione, che è guidato da Sigmundur Davíð
Gunnlaugsson e alle ultime elezioni nel 2009 ha ottenuto il 14,8 per
cento dei voti. Gunnlaugsson e gli altri vorrebbero adottare il dollaro
canadese perché dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, che ha colpito
duramente l’Islanda con il fallimento a catena delle sue tre principali
banche, la corona è stata svalutata decisamente rispetto al dollaro
americano: dal 2008 ha perso infatti circa metà del suo valore.
Secondo i sondaggi sette islandesi su 10 vogliono abbandonare la krona, tanto più che i cittadini sono indecisi fra l’adottare l’euro oppure il dollaro canadese. I rilevamenti sottolineano comunque che solo il 26 per cento degli islandesi si dice pronto a aderire all’Unione europea. L’ambasciatore canadese in Islanda, Alan Ossa, ha sottolineato che Ottawa è “aperta a discutere la questione”.
Secondo i sondaggi sette islandesi su 10 vogliono abbandonare la krona, tanto più che i cittadini sono indecisi fra l’adottare l’euro oppure il dollaro canadese. I rilevamenti sottolineano comunque che solo il 26 per cento degli islandesi si dice pronto a aderire all’Unione europea. L’ambasciatore canadese in Islanda, Alan Ossa, ha sottolineato che Ottawa è “aperta a discutere la questione”.
Il crollo delle tre banche più importanti del Paese nel 2008 ha
fiaccato l’economia islandese che però lentamente si sta riprendendo
dopo il netto rifiuto dei cittadini del Paese nordico di ripagare i
creditori e di ricevere un prestito dal Fondo monetario internazionale
(Fmi).
Ma il crack finanziario ha spazzato via i risparmi e le pensioni degli islandesi. E solo da alcuni mesi il paese dell’Europa settentrionale sta finalmente risalendo la china, tanto che l’Fmi ha prospettato una crescita economica del 2,5% per il 2012 e un calo della disoccupazione al 7 per cento. Ma il ricordo di quanto accaduto quattro anni orsono non va proprio giù ai cittadini della piccola Repubblica islandese, tanto che le indagini sui colpevoli continuano: ai primi di marzo l’ex premier islandese Geir Haarde è stato accusato e processato per “grave negligenza” sul crollo bancario del 2008. Ad aggravare il malcontento e le preoccupazioni degli islandesi sono anche le richieste di Olanda e Gran Bretagna che pretendono 4 miliardi di euro dal Paese nordico. In un referendum tenuto nei mesi scorsi i cittadini hanno respinto qualsiasi rimborso economico ai creditori britannici e olandesi, provocando una spaccatura con i due Stati membro dell’Unione europea.
Da qualche tempo, alcuni politici e industriali
islandesi stanno facendo pressioni per rinunciare alla moneta unica
europea e puntare invece sul dollaro canadese. A questo proposito, le
loro delegazioni avrebbero già incontrato diplomatici canadesi per
discutere il progetto. Indubbiamente l’Islanda perderebbe il controllo
della propria politica monetaria e quindi della sovranità economica, che
passerebbe di fatto nelle mani di Bank of Canada, ma uno scenario
simile si ripeterebbe anche con l’Unione europea, soprattutto alla luce
dell’ultimo patto di bilancio approvato da quasi tutti gli Stati membri
Ue. E di questi tempi il dollaro canadese è più sicuro dell’euro.
Ma il crack finanziario ha spazzato via i risparmi e le pensioni degli islandesi. E solo da alcuni mesi il paese dell’Europa settentrionale sta finalmente risalendo la china, tanto che l’Fmi ha prospettato una crescita economica del 2,5% per il 2012 e un calo della disoccupazione al 7 per cento. Ma il ricordo di quanto accaduto quattro anni orsono non va proprio giù ai cittadini della piccola Repubblica islandese, tanto che le indagini sui colpevoli continuano: ai primi di marzo l’ex premier islandese Geir Haarde è stato accusato e processato per “grave negligenza” sul crollo bancario del 2008. Ad aggravare il malcontento e le preoccupazioni degli islandesi sono anche le richieste di Olanda e Gran Bretagna che pretendono 4 miliardi di euro dal Paese nordico. In un referendum tenuto nei mesi scorsi i cittadini hanno respinto qualsiasi rimborso economico ai creditori britannici e olandesi, provocando una spaccatura con i due Stati membro dell’Unione europea.
3 commenti:
L'Islanda ha la stessa popolazione della mia piccola provincia (Viterbo), smettiamola di dargli così tanta importanza geopolitica.
-Etruskoman-
Ma che c'entra scusa, rimane pur sempre uno Stato autonomo, con la sua politica, cultura ed economia. Se veramente adottassero il Dollaro Canadese ammetti che si tratterebbe perlomeno di una situazione particolare.
Appunto, eliminiamo Viterbo dalle province...
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