Quanto accaduto nell’ultima settimana attorno alla vicenda dell’ormai
famigerato regolamento che l’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni pare intenzionata a varare prima che i suoi attuali membri
lascino il posto ai loro successori è il segno evidente e tangibile che
la libertà di informazione online nel nostro Paese è a rischio.
Nessun allarmismo. Nessuna esagerazione. Parlano i fatti.
C’è un’Autorità amministrativa indipendente (AGCOM) – i cui membri, tra qualche settimana, saranno in cerca di nuova occupazione – che vuole ostinatamente – pur sapendo di non disporre dei necessari poteri – varare un regolamento attraverso il quale con l’alibi di disciplinare il diritto d’autore online, ambisce ad arrogarsi il potere assoluto di vita e di morte su ogni bit di informazione accessibile agli utenti italiani del web.
C’è un Governo – o almeno un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed un Ministro – che si accinge a varare un provvedimento attraverso il quale attribuirà all’AGCOM il potere di scrivere ed applicare le regole destinate a governare il sistema dell’informazione online, in gran segreto, senza averne mai pubblicato uno schema e senza alcuna discussione parlamentare.
Ci sono, dunque, cinque uomini – tanti saranno i componenti della nuova AGCOM – che avranno nelle mani il destino di ogni bit di informazione pubblicato online ed accessibile dal nostro Paese.
C’è una legge che, sfortunatamente, non offre alcuna garanzia di trasparenza nelle nomine dei nuovi membri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e c’è una prassi parlamentare per effetto della quale, sin qui, si sono scoperti i nomi dei membri nominati solo un istante dopo la loro nomina senza che stakeholders, cittadini, media ed opinione pubblica fossero posti nella condizione di osservare, verificare e commentare.
E’ una situazione costituzionalmente insostenibile.
La libertà di informazione e di opinione di un Paese democratico non può essere affidata nelle mani di cinque soli uomini, nominati attraverso un’oscura procedura governata esclusivamente da calcoli e dinamiche politiche.
La libertà d'informazione non può essere imbavagliata.
Nessun allarmismo. Nessuna esagerazione. Parlano i fatti.
C’è un’Autorità amministrativa indipendente (AGCOM) – i cui membri, tra qualche settimana, saranno in cerca di nuova occupazione – che vuole ostinatamente – pur sapendo di non disporre dei necessari poteri – varare un regolamento attraverso il quale con l’alibi di disciplinare il diritto d’autore online, ambisce ad arrogarsi il potere assoluto di vita e di morte su ogni bit di informazione accessibile agli utenti italiani del web.
C’è un Governo – o almeno un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed un Ministro – che si accinge a varare un provvedimento attraverso il quale attribuirà all’AGCOM il potere di scrivere ed applicare le regole destinate a governare il sistema dell’informazione online, in gran segreto, senza averne mai pubblicato uno schema e senza alcuna discussione parlamentare.
Ci sono, dunque, cinque uomini – tanti saranno i componenti della nuova AGCOM – che avranno nelle mani il destino di ogni bit di informazione pubblicato online ed accessibile dal nostro Paese.
C’è una legge che, sfortunatamente, non offre alcuna garanzia di trasparenza nelle nomine dei nuovi membri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e c’è una prassi parlamentare per effetto della quale, sin qui, si sono scoperti i nomi dei membri nominati solo un istante dopo la loro nomina senza che stakeholders, cittadini, media ed opinione pubblica fossero posti nella condizione di osservare, verificare e commentare.
E’ una situazione costituzionalmente insostenibile.
La libertà di informazione e di opinione di un Paese democratico non può essere affidata nelle mani di cinque soli uomini, nominati attraverso un’oscura procedura governata esclusivamente da calcoli e dinamiche politiche.
La libertà d'informazione non può essere imbavagliata.
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