lunedì 9 luglio 2012

“600 euro al mese per chi non ha un lavoro”, al via la campagna per il reddito minimo


Certo che a sentirla così, l’idea del reddito minimo garantito sembra quasi una boutade estiva. Poi, però, parli con Maria Pia Pizzolante, 29 anni, precaria, combattiva portavoce di Tilt, una delle associazioni che in questi giorni promuove la raccolta di firme per introdurlo anche in Italia e tutto diventa più concreto e realistico. Soprattutto quando poi scopri che nella locomotiva europea, la potentissima Germania, esiste dal lontano 1961. E,a giudicare dai risultati, funziona benissimo. “Assieme alla Grecia, siamo il paese più arretrato sul terreno degli strumenti di sostegno al reddito”, spiega Maria Pia. “I cittadini che non hanno un lavoro vengono abbandonati, condannati all’esclusione e alla marginalità. In Danimarca, per esempio, la copertura sociale è del 53%, in Inghilterra del 57%”. E in Italia? Appena lo 0,53% dei cittadini gode di tutele legate al sostegno al reddito. Praticamente nessuno.
Eppure, non solo la Costituzione ma anche numerosi testi e  risoluzioni europee e internazionali richiamerebbero le nostre istituzioni a maggior senso di responsabilità. A partire dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Per non parlare, poi, di quella bella Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948  che riconosce ad ogni individuo il “diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
Ma non sono solo i principi e le norme a sollecitare l’introduzione di questa misura di ultima istanza ma anche il buonsenso. E non solo perché sarebbe una misura antirecessiva ma anche perché, come spiega Maria Pia,“introducendo il reddito minimo i lavoratori uscirebbero dal ricatto, sarebbero liberi di dire no al lavoro nero, non avrebbero bisogno di rivolgersi al potentato locale per avere il ‘favore’, romperemmo così uno dei meccanismi più regressivi del nostro sistema: le clientele”.
Naturalmente, la tutela del reddito minimo (circa 600 euro al mese) da sola non basta. Occorre legarla, spiega Maria Pia, “ad un nuovo sistema di workfare e di formazione, al potenziamento e ad una maggiore integrazione dei servizi di collocamento. In altre parole, ad un sistema capace di offrire sbocchi occupazionali seri, che mettano la parola fine a quella vocazione tutta italiana al ricatto occupazionale: “Molti di noi – racconta Maria Pia – non vengono retribuiti nemmeno quando lavorano. Il reddito minimo ci aiuterebbe a cercare lavoro con più serenità perché a nessuno di noi piace stare con le mani in mano”.
Sì, però c’è un problema. Quanto costa allo Stato sostenere chi non lavora? “La proposta di legge per la quale stiamo raccogliendo le firme guarda anche alla compatibilità finanziaria di quest’operazione: non è una proposta velleitaria, le risorse ci sono, occorre solo redistribuirle meglio. Inoltre, il nostro testo individua scrupolosamente i requisiti e i coefficienti legati all’erogazione del reddito minimo”.
Certo, tra spending review e controriforme del lavoro, il periodo non sembrerebbe il più favorevole per dare vita ad un’ipotesi così avanzata che ci avvicinerebbe all’Europa ma soprattutto alla civiltà. Ma Maria Pia sembra fiduciosa: “Si avvicinano le elezioni e noi vorremo sentire parole chiare su questo tema”.
Intanto, decine di associazioni, partiti e movimenti hanno già aderito alla campagna, dal popolo viola al collettivo San Precario, da Sinistra e Libertà ai Giovani Comunisti. E nei territori cominciano a nascere i primi comitati locali: a Catania a Trieste a Salerno. Obiettivo? Raccogliere, sotto la proposta di legge, 50.000 firme entro dicembre.
Per aderire o per leggere i documenti qui il sito della campagna

9 commenti:

yeti70 ha detto...

"Il reddito minimo ci aiuterebbe a cercare lavoro con più serenità"

in certe zone sarebbero così sereni nel cercare il lavoro da non trovarlo mai, poi con 600€ moltiplicati magari per 2 o 3 in famiglia e qualche bel lavoretto in nero ecco che ci si trascina allegramente tra un bar e una passeggiata fino alla pensione

Unknown ha detto...

Guarda che poi succede come in Germania che lo stato a interesse a cercare e a creare occupazione

fg2103 ha detto...

e cosi gente che lavora e paga le tasse dovrebbe mantenere praticamente a vita napoletani nullafacenti per il gusto di una ipotetica giustizia? se il lavoro nn ce l'hai lo trovi, e se nn lo trovi te lo inventi. come tutti quelli che lavorano. basta co ste logiche di parassitismo

italohispano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
italohispano ha detto...

In principio non sono d'accordo per un reddito minimo. Se pero si deve ridurre al discussione ai nullafacenti (como l'ultimo commento qualunquista ettendo in gioco i napoletani) come se di nullafacenti non ce ne siano nelle atre regioni allora le chiacchere stanno a zero. nei paesi seri, anzi direi in tutti i paesi (vivo in spagna) ci sono corsi di formazione GRATIS per qualsiasi cosa, dal cameriere alla prorammazione avanzata. In italia tra politici, trote, ballerine nani ... allora prefeirisco il salario minimo!

Anonimo ha detto...

quando ero giovane, ed ero iscritto al collocamento (di Napoli), vi erano persone realmente senza lavoro e alle quali un reddito minimo avrebbe fatto comodo. Vi erano, però, anche persone che chiedevano sempre di passare avanti nella fila perché dovevano andare a lavorare.
E vi era la proposta che gli anni di iscrizione al Collocamento fossero conteggiati ai fini della pensione. Perché anche la vecchiaia conta, non solo il reddito minimo.
Io me la sono cavata, facendo un concorso pubblico ed andando al Nord. E a tal proposito vorrei dire a fg2103 che di imbrogli se ne fanno parecchi anche al Nord (soprattutto per quanto riguarda l'elusione / evasione fiscale), non parlare di napoletani nullafacenti. Anzi, se le risorse fossero meglio distribuite molti Meridionali non dovrebbero emigrare e stareste meglio anche voi del Nord.

roxchef ha detto...

negli anni 80 le cose erano diverse esisteva il pentapartito,e le leggi in italia erano molto severe sopratutto in tema di lavoro,non esistevano ancora tutti gli extracomunitari,e le aziende assumevano il personale con l'apprendistato,cosa ora in via d'estinzione e sostituito con contratto di formazione o adirittura con gli stage...modo in cui le aziende ne approffittano per avere personale gratuito..ho visto il mercato del lavoro prendere piede sempre piu' a favore delle persone non italiane cosa che negli anni 80 non esiteva,sono daccordo per un reddito minimo,ma non per i giovni che di lavoro se voglionone potrebbero trovare,ma per quelle persone che dopo anni si sono viste a non avere nulla malgrado abbiano un mestiere in mano,quelle persone che per a-b c hanno perso in modo inconsueto a causa di questa pesante crisi il lavoro...ci sono prima le famiglie con figli che avrebbero bisogno dei 600 euro...disoccupati ..il minimo garantito si!!! ma solo a chi veramente bisogno...ad un giovan non li darei mai..perche' le braccia buone per lavorare le hanno,ma alle volte sono troppo presi da cio' che hanno studiato per abbassarsi a fare pulizie negli uffici come fanno la maggior parte delle donne che rimangono sole con figli da tirare su....guardare la verita' in faccia e non solo il mondo idiliaco che vedono attraverso gli occhi falsi di una televisione a 50 pollici...anche il timbro nel cartellino rosa aveva un valore una volta..orainvece abbiamo perso anche la ns dignita' di chi come me con figli a 47 anni non riesce piu' a trovare un postodi lavoro...questo governo e' una vergogna.....tasse solo tasse....le aziende non assumono a causa del forte costo del lavoro dipendente..allora cosa fanno vanno all'estero...l'italia e' alo scatafascio

Paolo Marani ha detto...

In italia vige l'idea, invero vagamente fascista, che se uno non lavora è un nullafacente, che non merita tutela, un parassita. Poi si scopre che il 30% dei giovani sono in questo stato, chi perde il lavoro ha un'alta probabilità di non ritrovarne un altro in tempi brevi, quindi prolifera il lavoro nro e il ricatto occupazionale. I veri nullafacenti, coloro che vivono di finanza, intanto se la godono (un po meno oggi, ne prendo atto, ma hanno le spalle comunque coperte).

Quindi, il reddito minimo garantito, mi sembra una misura di estrema iviltà, a condizione che rimani nel circuito di collocamento, e quindi non diventi un "sommerso". Se rifiuti il lavoro, perdi ildiritto al sostentamento. Non c'è da temere che orde di napoletani campino con i soldi pubblici... lo fanno già!

Anonimo ha detto...

è una cosidetta "vaccata"...
è la cifra che prende un lavoratore part-time, il che è veramente assurdo...

non spariamole troppo grosse...