domenica 29 luglio 2012

Alemanno nella bufera a Roma: ex della banda della Magliana al Campidoglio

La Banda della Magliana, ai tempi d’oro, controllava Roma. 
“Pijamoce Roma”: fu questa la parola d’ordine diventata famosa dopo le fatiche cinematografiche che hanno fatto conoscere le avventure criminali della Banda, e a distanza di qualche decennio Maurizio Lattarulo alla fine Roma se l’è presa.
 Stiamo parlando di una strana storia cominciata nel luglio di 4 anni fa, nel 2008 per la precisione, quando Gianni Alemanno riusciva a conquistare lo scranno di sindaco dell’Urbe. 
Alemanno scelse proprio Massimo Carminati, ex membro della Banda della Magliana, nonchè militante del gruppo terrorista dei Nar, come consulente esterno per le Politiche Sociali. 
Una scelta quantomeno discutibile quella operata da Alemanno, che evidentemente ha finto di ignorare che Lattaraulo era stato il braccio destro del boss De Pedis con nome di battaglia: “Provolino”. 
Difficile spiegare il perchè di questa scelta, ed è esattamente quanto si è domandato Giovanni Barbera, presidente del consiglio del XVII Municipio di Roma, lo stesso che nelle prossime ore invierà alla commissione trasparenza del Comune un’interrogazione urgente sui fatti. Del resto il sindaco romano non è nuovo a nominare in posti di rilevo amici ed ex camerati, ne sa qualcosa Stefano Andrini, anche lui ex estremista di destra, nominato ad di Ama Servizi, ma anche l’ex Nar Francesco Bianco, assunto nel 2010 come operaio dell’Atac. Lattarulo comunque nel 2008 era riuscito a entrare nello staff dell’assessorato alle Politiche sociali, entrando proprio lì dove De Pedis e gli altri della Banda avrebbero sempre sognato di arrivare. Cominciò con un contratto a termine, secondo l’articolo 90, ovvero con “riserva di accertamento dei requisiti per l’accesso allo stesso”.  Da luglio a dicembre 2008 Lattarulo ha ricevuto dal Comune qualcosa come 13.000 euro, e nei due anni successivi ben 30.670 euro. “Non sappiamo con quale tipo di contratto sia rimasto“: si sono difesi in modo piuttosto fragile alcune fonti interne al Campidoglio, ignorando come nemmeno due mesi fa, quando si discuteva del bilancio Acea, Lattarulo fosse tranquillamente presente. 
Ma Lattarulo nella Banda della Magliana non era un “pesce piccolo”, anzi. Nell’ordinanza di rinvio a giudizio firmata dal giudice Otello Lupacchini, il nome di “Provolino” era sempre in prima fila accanto a quelli di De Pedis, Massimo Carminati, del cassiere Nicoletti, Paolo Frau e Giuseppe de Tomasi. 
Secondo le carte il ruolo di “Provolino” sarebbe stato quello di gestire i circoli scommesse e le sale giochi della città, “aperti dalla banda per riciclare il denaro sporco provento di usura e spaccio“. Insomma dal racket della droga e dal gioco d’azzardo fino alle istituzioni e al Comune di Roma; possibile che Alemanno non sapesse?

1 commento:

fracatz ha detto...

cosa cambia per il bobbolo del 90% dei contribuenti tajani under 70.000 fottuti da un 10% di grandi paraculi se al posto del malavitoso ci fosse stato un incensurato della cerchia dei caporioni?
Non cambia un bel nulla
Il partito degli under 70.0000