domenica 27 novembre 2011

approvata la six-pack: un colpo di stato nell’Unione Europea?

Le pretese dei lavoratori europei di avere stipendi e condizioni lavorative migliori, vite lavorative più brevi, generose liquidazioni, ferie lunghe e tempo libero per questo e per quell’altro devono essere tenute sotto controllo! A tutto c’è un limite! 
Dobbiamo essere grati che la Commissione Europea abbia le risposte giuste. Presto il modello neoliberista diventerà irreversibile e  tutti questi pretenziosi nuovi ricchi dovranno tacere una volta per tutte. Ed era ora. Con una brillante mossa, la Commissione ha proposto un pacchetto di misure chiamato il “six-pack“, ovvero una confezione da sei [ndt: un gioco di parole, "six-pack" si riferisce anche ai cosiddetti addominali da tartaruga], un nome allegro che evoca feste dove la birra scorre a fiumi. Questo pacchetto è piuttosto più austero e darà alla Commissione una leva finora sconosciuta negli affari dei suoi Stati membri.
Con un voto risicato, lo scorso 28 settembre 2011 il Parlamento Europeo ha approvato il piano della Commissione, un’assunzione di potere di ampio respiro sulla capacità dei singoli stati di stabilire i propri bilanci e di gestire i propri debiti sovrani.
 Da ora in poi, il Parlamento e il Consiglio (con la Commissione naturalmente in supervisione del processo) saranno in grado di costringere i governi a rispettare le raccomandazioni del Trattato di Maastricht, note anche come “Patto di Crescita e Stabilità” cui recentemente gli Stati membri avevano prestato poca preziosa attenzione. Dopo il 2005 questo Patto è parso quasi una singolare reliquia. Ma adesso, grazie al “six-pack“, non saranno tollerati deficit superiori al 3%, né debiti nazionali superiori al 60% del PIL. Queste persone hanno bisogno di rigida disciplina, non bisogna commettere errori.
Cominciando con il 2012, gli europarlamentari e il Consiglio analizzeranno i bilanci nazionali prima ancora che i parlamenti nazionali possano esprimersi in alcun modo o persino che possano avere la possibilità di vederli. Se gli stati non diminuiscono il loro debito abbastanza rapidamente o se rifiutano i “suggerimenti” di bilancio di Bruxelles, entreranno in campo le misure obbligatorie. In caso di ulteriore recalcitranza da parte degli Stati membri, la sanzione può comportare depositare o a pagare a fondo perduto lo 0,01, lo 0,02 o persino lo 0,05% del PIL del paese all’Unione Europea, a seconda di come severamente venga giudicata la non conformità dello stato. Nel caso, ad esempio, della Francia, con un PIL di circa 1,9 trilioni di euro, la Commissione potrebbe richiedere un deposito o una multa da 20 miliardi a 40 miliardi di euro, o persino 100 miliardi, se la Commissione decidesse di portare le sanzioni allo 0,05% del PIL.
In linea con i soliti metodi tacitamente efficaci della Commissione, queste misure permanenti del “six-pack” hanno fatto tutto l’iter fino a essere approvate senza la minima increspatura, con poco dibattito e un coinvolgimento della cittadinanza pari a zero. La maggioranza degli europei non hanno la benché minima idea che sia avvenuto un cambiamento, tanto meno un attacco selvaggio alla capacità di governo delle proprie nazioni. Grazie a questa legislazione, possiamo far conto sul potere duraturo della dottrina neoliberista in tutta Europa, particolarmente nell’eurozona, dove i funzionari eletti vengono espropriati del loro diritto di redigere i bilanci da altri funzionari che non devono rendere conto a nessuno. Hanno perso il diritto di dire la loro sulla politica monetaria già molto tempo addietro.
Il “six-pack“, grazie anche alla maggioranza europarlamentare di destra, è ora saldamente radicato e sarà difficile se non impossibile renderlo reversibile. In qualsiasi altro luogo, si sarebbero potute sentire frequenti accuse di un colpo di stato contro i governi e le popolazioni degli Stati membri. Ma per ora, tutto è calmo sul fronte dell’UE.
Simultaneamente, la Commissione sta spingendo gli Stati membri a seguire un’altra parte dello scenario neoliberista, attraverso una serie di altre direttive che assicurano settimane e vite lavorative più lunghe e il graduale allineamento di stipendi e benefici sociali secondo i denominatori comuni più bassi. Questo processo potrà essere un po’ più lento, ma sarà anche potenziato dal “six-pack“.
La Corte di Giustizia Europea sta facendo la sua parte, particolarmente per il secondo obiettivo, con almeno quattro giudizi separati che obbligano i lavoratori ad accettare salari sotto la norma, persino quando lavorano in paesi con forti leggi a protezione dei lavoratori, come la Svezia o la Finlandia.
Si deve ammirare la capacità di discrezione della Commissione e quella di fare le cose senza turbare i cittadini o i parlamenti nazionali degli Stati membri. L’apparente complessità tecnica della realizzazione delle misure e del processo contribuisce a tenere tutto a bada, nonostante queste misure siano realmente piuttosto dirette (e che, si potrebbe aggiungere, lasciano ovunque impronte digitali tedesche).
Nel contempo, i media neoliberisti non scorgono motivi per questionare quanto sta accadendo dietro le quinte a Bruxelles e coadiuvano a contenere la protesta, fino a che per i cittadini sarà troppo tardi per intervenire. Tutto questo preannuncia vittorie più grandi per il neoliberismo e il fallimento delle economie europee. No, scusate, fallimento per il 90% della popolazione. Per il resto andrà bene. Non c’è niente di che preoccuparsi. Come descritto da Martin Wolf sul Financial Times, dove ha recentemente parafrasato Tacito per descrivere la situazione europea, “hanno creato un deserto e lo chiamano stabilità“.

Susan George
membro del TransNational Institute, presidente del consiglio del TNI e presidente onorario di ATTAC France

8 commenti:

SunTura ha detto...

http://lnfaw.blogspot.com/2011/11/lego.html

hermes ha detto...

Beh, non si è detto che l'europa per sopravvivere alla crisi deve essere più unita? Benvenga questo!

Elena ha detto...

Scusatemi è inutile fare l'Europa unità se non si accettano queste cose. L'unione delle monete non può essere forte se non si fa quella politica, i parlamenti nazionali in futuro dovranno avere sempre più un ruolo secondario e di gestione finale. Immaginate se in
America ogni stato facesse a modo suo, sarebbe peggio che qui. Il concetto del guardare solo al proprio orticello purtroppo deve essere superato, se lo sono imposti non appena fecero la monete unica, questa è la naturale conseguenza, o l'accettano o si muore.

riberi ha detto...

elena preferisco fare come in islanda!
NON PAGARE IL DEBITO PUBBLICO e uscire dall'euro!
perche dovrei dare il mio stipendio allo stato per pagare gli interessi alle banche e non poter andare al cinema!!
almeno chi come me lavora...perche chi non lavora nemmeno quello puo fare.rifletti se è un bene rimanere o mollare!

G.D. ha detto...

"non pagare il debito pubblico e uscire dall'euro"
Non sai nemmeno cosa stai dicendo.

Nuzzolo ha detto...

A tutti i sostenitori della tesi dell'unità europea,
consiglio di leggere l'inchiesta di Paolo Barnard (www.paolobarnard.info) intitolata "Il più grande crimine".
Parla degli obiettivi dell'unione europea (unione che non è stata fatta per i cittadini europei, bensì per i grandi gruppi d'affari).
E' tutto documentato!!!!

Uscire dall'euro e tornare alla lira italiana sarebbe l'unico modo per poter rinegoziare il debito pubblico e far respirare questa nazione.
Con l'euro, l'unica cosa che accadrà è che per salvarci, ci imporranno di privatizzare tutto, di diminuire i salari, di erodere i diritti dei lavoratori....insomma, farci piombare nella povertà.
E una volta che l'acqua non sarà più pubblica, e ci sarà gente che pur di poter continuare a lavorare, accetterà qualsiasi tipo di lavoro a qualsiasi condizione, non ce ne faremo una beneamata cippa dell'euro. Saremo tutti più poveri e con uno stato inesistente.....

Invece se tornassimo alla lira (leggete: moneta di proprietà dello stato italiano (e quindi sovrano)) lo stato sarebbe libero di emettere e spendere tutta la moneta che vuole per lo stato sociale....per tutte le cose che servono al funzionamento di uno stato (ricordo che uno stato serve in quanto serve ai suoi cittadini).

RIflettete....ma soprattutto leggete Barnard!

Mr. Tambourine ha detto...

Annamo bene.

www.ciclofrenia.it

Unknown ha detto...

E' palese come siano le grandi banche ad avere in mano il destino dell'Europa e del pianeta... ed ovviamente siano loro a dettare le politiche Comunitarie... consiglio a tutti di contrastare questa situazione con la maggiore efficacia possibile "traslocando" nella finanza etica, che in Italia opera da più di 10 anni con eccellenti risultati, ed è il miglior strumento per far ripartire l'economia su basi equosolidali. Info varie ed interessanti su http://giannigirotto.wordpress.com/finanza-etica/