venerdì 27 gennaio 2012

Il pestaggio neofascista con il figlio di Alemanno... e spunta anche il rampollo di Bisignani!

Una storia di ragazzini a cui qualcuno ha messo in testa idee e miti da condannare. Ma anche la storia di un pestaggio a sangue e di un'inchiesta che era stata archiviata troppo in fretta... E che ora viene riaperta!
Sono passati due anni da quel pomeriggio in cui due gruppi di quindicenni si ritrovano intorno alla piscina  del comprensorio dove abita la famiglia Lombardo Pijola - Vitelli, lei firma di punta del Messaggero, lui primario all'ospedale San Giovanni.

Uno dei due gruppi si è imbucato grazie all'amicizia con una ragazzina tra i teenagers invitati dalla famiglia Vitelli. Fra loro c'è anche il figlio, allora quattordicenne, del Sindaco di Roma Gianni Alemanno.  Cominciano a inneggiare al Duce e scambiarsi saluti romani inquietando e disturbando tutti gli invitati. Finchè un ragazzo sedicenne (chiamiamolo Antonio, perchè non ha voluto sporgere denuncia) gli chiede a voce alta di smetterla. Ma i ragazzini non si fanno impressionare: "Semo del Blocco" dicono. Come se fosse un lasciapassare o, magari, una minaccia. Il "blocco studentesco" è una rete di estrema destra vicina a Casapound, l'organizzazione che nelle pubbliche dichiarazioni non si fa specie di autodefinirsi "i fascisti del terzo millennio". E già ci sarebbe da chiedersi come mai il Sindaco post-fascista, che dichiara di aver abbandonato le simpatie per Mussolini, abbia un figlio che frequenta un'organizzazione del genere (anzi quest'anno è diventato proprio il rappresentante di Blocco nel suo liceo)...
Ma torniamo alla scena. Il gruppetto di giovanissimi neofascisti si sposta un poco mettendosi in cima a una piccola salita da cui è possibile continuare a osservare la piscina. E dopo un pò arrivano ragazzi più grandi, una decina. Afferrano Antonio e cominciano a pestarlo con metodo, con durezza! Usano un casco finchè la faccia comincia a farsi una maschera di sangue, finchè urla "mi avete gonfiato ora, basta, basta!". Ma loro continuano e uno dei picchiatori gli grida "Adesso capisci chi comanda" mentre lo trascina sanguinante sul bordo della piscina. Finalmente, richiamato dal trambusto, accorre anche Carlo Vitelli. Alla sua vista tutti scappano, anche il gruppo iniziale dei ragazzini neofascisti. Carlo soccorre il ragazzo ferito e poi insegue gli aggressori con l'auto. Fra le vetture che corrono via nota una Mercedes classe A200, che però non si ferma ai suoi tentativi di richiamarla suonando ripetutamente il clacson. La stessa macchina stranamente scompare poi dagli accertamenti di polizia.

Antonio non ha il coraggio di denunciare le lesioni personali e quindi l'inchiesta si apre sulla denuncia d Vitelli, il padrone di casa, per "violazione di domicilio".
Poco tempo dopo a casa Pijola-Vitelli si tiene una riunione che forse voleva essere riparatoria. Vi partecipa anche Isabella Rauti, moglie del Sindaco di Roma e mamma del rampollo neofascista. La riunione è deludente, nessuno sembra disposto a riconoscere e denunciare gli aggressori. Ma Carlo Vitelli individua nell'incontro l'autista di Isabella Rauti: era alla guida della Mercedes A200 scappata quando lui è intervenuto! Chiede perchè non si fosse fermato alle sue sollecitazioni e la risposta è lapidaria: "pensavo che la festa fosse finita...".
Quando "Il fatto quotidiano" ne parla il Sindaco Alemanno minaccia querele a tutela del figlio che sarebbe stato solo "un testimone inconsapevole". Ma il pubblico ministero Barbara Zuin, dopo la pubblicazione dell'articolo, riapre le indagini che fino a oggi sono andate avanti a passo di lumaca, arrivando alla soglia dell'archiviazione (Carlo Vitelli è stato chiamato dalla polizia per i riconoscimenti un anno dopo...). E vengono fuori particolari interessanti. Ad esempio i tabulati delle telefonate di uno dei ragazzi del gruppo del figlio di Alemanno, che dopo l'iniziale diverbio chiama al cellulare i leader locali del blocco studentesco. Prima Guelfo Bartalucci, con una telefonata andata probabilmente a vuoto, e poi su un utenza intestata a Luigi Bisignani!
Si proprio lui, il faccendieri inquisito nell'inchiesta sulla P4, l'uomo che sussurrava ai potenti, da Andreotti a Gianni Letta. Convocato dalla polizia Bisignani ha ammesso che probabilmente il telefono era in uso al figlio Giovanni, molto vicino alle posizioni dei fascisti di Casapound. Insomma la biografia nera dei giovani rampolli del potere...




3 commenti:

Mr. Tambourine ha detto...

La rilevanza di questa notizia è seconda forse solo a quella della definizione della scaletta del prossimo Festival di Sanremo.

www.ciclofrenia.it

Anonimo ha detto...

http://lapolemistaindomita.blogspot.com/2012/01/alemanno-la-memoria-breve-parenti-amici.html

Anonimo ha detto...

progenia debosciata.

Tutta colpa di Annibale : avrebbe dovuto conquistare Roma e non fermarsi. Oggi non avremmo avuto il fascismo e l' Italia sarebbe stata parte di una grande nazione del Mediterraneo. I tedeschi sarebbero rimasti dei barbari ed Alemanno avrebbe lavorato alla nettezza dell' Urbe. Il figlio avrebbe pulito i cessi della stazione termini.
Ah, se Annibale non si fosse fermato.