martedì 21 febbraio 2012

Calabria: "Un patto tra Ndrangheta e Scopelliti per governare la regione". Le accuse del colonnello Giardina


di Silvio Messinetti*

Un altissimo ufficiale dei carabinieri, Valerio Giradina, fa nomi e cognomi di un patto di ferro che esisterebbe tra i clan di Reggio e di San Giovanni e il presidente della Regione calabria Scopelliti.

Peppe & Tino. Da giovani camerati della destra missina a burattinai di una lobby politico mafiosa. Tutto in venti anni di onorata carriera. Illazioni? Boutade campate in aria? Nient'affatto. Dichiarazioni acquisite agli atti di un maxi processo di 'ndrangheta. La bomba è esplosa nell'aula bunker di Reggio Calabria. E a farla deflagrare non è stato un pentito e, nemmeno, un testimone di giustizia, ma un altissimo ufficiale dei carabinieri, il colonnello Valerio Giardina, per un decennio a capo dei Ros della città dello Stretto. Nella sua deposizione al processo «Meta» egli ha descritto nei particolari più scottanti la «lobby affaristico-massonica in cui ci sono i vertici delle cosche e della politica».
Un gruppo di potere di cui, secondo l'ufficiale dei carabinieri, sarebbero parte integrante l'attuale presidente della Regione Peppe Scopelliti e il fratello Consolato detto Tino. «Abbiamo documentato in questi anni i rapporti tra Scopelliti e i vertici delle cosche di Villa San Giovanni e Reggio» ha raccontato. Pezzi da novanta dei clan e professionisti insospettabili, picciotti ed esponenti di quella «zona grigia» che a Reggio maramaldeggia da sempre. In rapporti diretti con la famiglia Scopelliti.
Giardina fa nomi e cognomi. A cominciare da Mimmo Barbieri, imprenditore, già condannato in primo grado per associazione mafiosa. Il 15 ottobre del 2006 Scopelliti, allora sindaco di Reggio, si recò, a bordo di un'auto blindata intestata alla questura di Roma, alla festa per l'anniversario di nozze dei coniugi Barbieri. Un banchetto a cui avrebbero partecipato tra gli altri i fratelli Giuseppe, Cosimo e Totò Alvaro, reggenti dell'omonima cosca. Scopelliti si intrattenne per un bel po' a quel ricevimento sull'Aurelia per poi recarsi allo Stadio Olimpico per Roma-Reggina.
Giardina ha ripercorso le fasi dell'indagine tirando in ballo un altro imprenditore, Franco Labate. Questi in una conversazione intercettata con Mimmo Barbieri definisce Scopelliti «un uomo politico controllato dai De Stefano» che gli avrebbero garantito voti tramite Pino Scaramuzzino, gestore del noto locale L'Oasi, e ritenuto prestanome del clan. E nel «sistema Reggio» un ruolo centrale l'avrebbe avuto Tino Scopelliti «che inquinava la gestione degli appalti pubblici». Secondo Giardina, Tino Scopelliti avrebbe intrattenuto una stretta relazione d'affari con Pasquale Crucitti, alto dirigente dell'ufficio Lavori Pubblici del Comune al fine di pilotare gli appalti e incassare le mazzette.
Un sistema di malaffare di cui era a conoscenza buona parte degli imprenditori tanto da creare persino un «fondo nero» per le tangenti. «I soldi li prende tutti il fratello del sindaco» diceva Barbieri a Labate. Insomma, Giardina (che ha invitato Labate a venire in aula e chiarire il senso di queste affermazioni) ha ricostruito la fitta trama che ha ridotto Reggio in una città a sovranità ndranghetista, in un connubio devastante di mafia e politica.
Scopelliti ha espresso sconcerto e stupore per «un teorema accusatorio con la volontà politica di danneggiarlo». Di certo i guai per il presidente calabrese ormai non si contano più. Dalle indagini a suo carico sul bilancio comunale e la sanità regionale fino alla commissione di accesso antimafia sbarcata a Reggio da qualche settimana.

*Fonte: Il Manifesto

1 commento:

Corrado B. ha detto...

...e che sia ora di fare pulizia tra i politici italiani e oramai più che chiaro, pulizia e moralizzazione.
Dove son finiti quei Grandi Uomini di cui l'Italia era ricca?
Volete farmi credere che la qualità è quella che è entrata a far parte dl mondo politico nelle ultime legislazioni... balle. I tesoretti dei partiti hanno aiutato solo gente di malcostume e di scarsissima lungimiranza... dato che vedevano solo il loro interesse e non un centimetro più in là. Preparazione zero e alta propensione alla legalizzazione del furto ai danni dei cittadini!