giovedì 16 febbraio 2012

Vent'anni da Mani Pulite: anche Passera fu condannato e Monti se la cavò per l'omertà di Romiti


Sono passati vent'anni da quel 17 febbraio del 1992 quando a Milano viene arrestato Mario Chiesa ed è il classico sassolino che tira giù la valanga di "Mani Pulite": 1300 condanne definitive, appena un 5-6% di assoluzioni e un altro 40% di imputati che se la cavò solo grazie alla prescrizione, cavilli procedurali, leggi ad personam... la fine di un sistema politico basato sulle tangenti e sulla corruzione: così si disse.
Più semplicemente fu forse la fine di una classe politica legata al mondo che esisteva prima della caduta del muro di Berlino, ma, a quanto pare dalle cronache dei nostri anni la corruzione sembra molto più resistente di quel muro.
Ad ogni modo era un sistema e ci sono passati (quasi) tutti gli uomini di potere di quegli anni. Anche quelli che ora sono ancora sulla cresta dell'onda.
Parliamo ad esempio dell'attuale ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. Ex amministratore delegato dell'Olivetti, nel 1999 patteggiò una pena di tre mesi e una condanna a quindici milioni di multa insieme all'ex presidente dell'Olivetti Carlo De Benedetti per "falso in bilancio qualitativo".
Fu toccato dalle inchieste anche Mario Monti. Infatti nel 1997 arrivò la condanna definitiva per Cesare Romiti a un anno e mezzo con rito abbreviato per "falso in bilancio, finanziamento illecito ai partiti e frode fiscale" nella sua attività di amministratore delegato della Fiat. A quel punto il giudice per l'udienza preliminare (GUP)  invitò formalmente la procura ad aprire un'inchiesta sull'intero comitato esecutivo della Fiat negli anni degli illeciti: Giovanni e Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Mario Monti potevano mai essere stati all'oscuro delle strategie spregiudicate e illecite del loro ammnistratore delegato!??
Questa l'ovvia domanda che si pose il GUP, ma il silenzio assoluto di Romiti e di altri importanti dirigenti Fiat sul coinvolgimento dei propri capi salvò il comitato esecutivo (e tra loro l'attuale primo ministro italiano).

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