giovedì 15 marzo 2012

miracoli della politica: le olimpiadi di Roma 2020 non ci saranno, ma la commissione resta. costi, auto blu e stipendi d'oro


Miracoli dell’italica politica: i giochi olimpici di Roma 2020 non si faranno ma la commissione della Regione Lazio “Giochi 2020 e Grandi Eventi” rimane al suo posto. Con costi, stipendi e benefit. Si chiamerà commissione “Grandi Eventi”. E per fortuna che quando la commissione fu istituita Giuseppe Rossodivita (lista Bonino) chiese che fosse fissato un termine, una scadenza per la suddetta commissione, magari legandolo all’esito della candidatura capitolina. Gli rispose Aldo Forte (Udc): “Siamo persone serie, non c’è bisogno di un termine”.
I giochi non ci sono più ma la commissione giochi resiste, senza giochi ma con costi, benefit e quant’altro. E costi non certo risibili, specie in tempo di crisi e tagli: 1milione 250mila euro per il funzionamento della commissione dal 2010 ad oggi; auto blu per i membri; 900 euro al mese in più in busta paga per il presidente e quasi 600 per il vice; 5 persone assunte con chiamata di diretta (cioè volendo anche amici) oltre a 3 interne al personale della regione. Un bel conto per una commissione che si deve occupare di una cosa che non c’è più. D’altra parte, anche quando se ne occupava…tre sedute in più di un anno di vita
Dopo il no del governo Monti qualcosa, e per fortuna, nella commissione è successo: presidente e vicepresidente hanno presentato le dimissioni. Un caso più unico che raro in cui i politici lasciano una poltrona spontaneamente? Neanche per sogno. Sarebbe stata una buona occasione per dare un segnale, per mostrare che i politici non sono attaccati a poltrone e derivati, “i giochi non si fanno e la commissione chiude”. Troppo facile, troppo bello. E l’occasione è sfumata. I due, Romolo Del Balzo e Francesco Carducci, rispettivamente presidente e vice della suddetta commissione, non si sono dimessi perché ritenevano esaurito il lavoro loro e della commissione, ma per protesta.
Le dimissioni, ha spiegato Del Balzo, servono per “rappresentare il dissenso nei confronti del governo Monti per aver perso un’occasione storica che avrebbe potuto dare respiro alla nostra economia e lustro all’intero Paese”. “Rimane l’amarezza per una decisione che rappresentava per Roma, per la Regione Lazio e per l’intero Paese, una straordinaria opportunità di sviluppo, di crescita e di promozione dell’immagine della Capitale nel mondo”, ha scritto invece Carducci.
Dal 13 dicembre 2010, oltre un anno fa, data in cui la commissione è stata istituita i membri hanno sostenuto una mole di lavoro davvero impressionante: 14 mesi e 3 riunioni, una ogni 4 mesi e mezzo. Una per eleggere presidente e vice, una per dare l’avvio ai lavori e una per discutere una mozione. Il tutto documentato, ingenuamente viene da pensare, sul sito della Regione.
Certo, se si guarda al numero di commissioni che la regione Lazio vanta (20), e al numero di consiglieri che ne fanno parte (71), percependo stipendi più alti dei consiglieri “semplici”, si capisce perché i membri della commissione “giochi 2020” non vogliano perdere la loro prebenda: in un parlamentino siffatto farebbero certo la figura degli “sfigati”.

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