giovedì 12 aprile 2012

Soldi in Tanzania: Bossi e Tremonti sapevano!

GIUSEPPE BALDESSARRO e FRANCESCO VIVIANO*


Umberto Bossi e Giulio Tremonti sapevano degli investimenti dei fondi della Lega all'estero, compresi quelli in Tanzania. E degli immobili intestati alla moglie del leader della Lega. Ben undici, mentre altri sarebbero stati intestati ad altri membri che costituivano la corrente del "Cerchio magico". Nello scandalo appena scoppiato si fanno tanti commenti e diverse previsioni sul "futuro politico" della Lega che sarebbe finita nelle "mani" di Maroni, il quale stava spingendo su Formigoni che "gli aprirà tutta la Lombardia".

È quanto emerge dalla lunga informativa della Dia di Reggio Calabria che ha intercettato per mesi il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, l'imprenditore Stefano Bonet, le segretarie e dipendenti della Lega che lavorano nel gruppo parlamentare della Camera. 

Un'indagine coordinata dal pm della Dda Giuseppe Lombardo che ha svelato l'uso dei fondi della Lega gestiti da faccendieri e politici. "Scenari che non lasciano alcun dubbio - sottolineano gli inquirenti - circa l'esistenza di un sistema contaminato di malaffare a cui si alimentavano poteri istituzionali, politici e dell'economia". 

BOSSI E TREMONTI SAPEVANO
In una telefonata tra il tesoriere Francesco Belsito e l'imprenditore Stefano Bonet, intercettata il 10 gennaio scorso quando lo scandalo era appena scoppiato, Belsito rivela a Bonet: "Bossi e Tremonti erano d'accordo sul fatto che la Lega Nord, con l'operazione (in Tanziania ed a Cipro ndr) avesse voluto diversificare i loro risparmi". 

Il tesoriere della Lega rivela anche a Bonet che "Bossi mi ha fatto divieto di rilasciare interviste". Non solo, sempre l'ex tesoriere del Carroccio racconta che in occasione dello stanziamento a favore del fondo della Tanzania, l'ex ministro dell'Economia suggeriva: "Fate bene a diversificare perché tra due mesi l'euro salta". 

GLI INCONTRI CON I VERTICI DELLA LEGA
Dieci giorni dopo Lubiana Restaini, dipendente della Lega nel gruppo parlamentare chiama Stefano Bonet per chiedergli se vuole incontrare Maroni, Giorgietti e Calderoli per spiegare cosa è accaduto con i fondi gestiti da Francesco Belsito.

"Vi potete incontrare in una villa a Varese per spiegare tutta la vicenda" specifica la segretaria che aggiunge: "Ormai la linea politica della Lega è in mano a Maroni. Cambierà il capogruppo che sarà un maroniano, e anche Zaia è passato sotto la sua corrente. E loro stanno anche spingendo su Formigoni che gli aprirà tutta la Lombardia". 

GLI UNDICI IMMOBILI ALLA MOGLIE DI BOSSI
Quattro giorni dopo, il 24 gennaio, è Stefano Bonet che chiama Lubiana Restaini e la donna lo informa che ha appena mandato un messaggio a Maroni che lo riguardava e questo in previsione di un incontro per il venerdì successivo con i vertici della Lega che Bonet teme possa diventare pubblico paventando una fuga di notizie "poiché Belsito si manifestava particolarmente nervoso". 

Lubiana spiega a Bonet che Belsito era nervoso "per il fatto che il tesoriere era finito sui giornali per la vicenda dei fondi, ma anche, soprattutto per quello che riguardava tutta una serie di acquisti di immobili da parte di Bossi (11 intestati alla moglie) ed altri da parte di altri membri che costituivano la corrente del 'Cerchio Magico'. E se ciò fosse vero il partito ne verrebbe fuori distrutto e tutti sarebbero andati sotto la corrente di Maroni" ". 

GLI INCONTRI DI BONET CON ROBERTO CASTELLI
I Vertici della Lega sono in agitazione, cercano di parare i colpi dello scandalo e, soprattutto, premono per fare rientrare nelle casse del partito i milioni di euro che Belsito aveva trasferito a Cipro e in Tanzania. Ed il 3 febbraio Roberto Castelli s'incontra, in maniera riservata, con Stefano Bonet, nella sala d'aspetto dell'aeroporto di Linate. Bonet lo comunica al suo uomo a Cipro, Paolo Scala e definisce Castelli una persona "precisa e puntigliosa" e che "all'interno della Lega erano scattate delle indagini sulla vicenda Belsito-Fondi". Castelli, tra l'altro, "avrebbe espresso il desiderio di chiudere la vicenda nel più breve tempo possibile".

Ma Bonet cambia parere dopo che Castelli gli fa capire che la Lega non è disposta a restituirgli i soldi che l'imprenditore aveva anticipato per l'affare a Belsito. Per questo chiama il suo socio Romolo Gerardelli e minaccia di fare scoppiare il caso: "Vado in Procura e ai giornali e mi porto dietro mogli e ministri". 

IL GIALLO DI MARONI
Dalle intercettazioni si parla spesso di incontri fissati tra Bonet e Roberto Maroni. Il primo appuntamento risalirebbe al 27 gennaio. In realtà a quella riunione Maroni non avrebbe partecipato, e non è chiaro se vi siano state altre occasioni. Una cosa è certa e si tratta di una telefonata tra Bossi e Maroni alla presenza di Belsito. 

È lo stesso tesoriere che la racconta a Rosy Mauro. "Perché il Capo, quando sono stato (incompr.) ha detto: 'Devi avvisare due persone: Stiffoni e Castelli'. Ed io li ho chiamati e gliel'ho detto. Poi lui, di sua iniziativa, ha detto al commesso di chiamargli Maroni. ... e a Maroni gli ha detto: 'Stronzo! Adesso non puoi più dire niente in giro...'. E lui rideva... e lui rideva! Gli fa: 'Aspetta che ti passo Belsito'. .. ed io gli ho detto: 'Ciao. .. come avrai già sentito dal Capo, è tutto a posto'... 'Bene, bene... sono contento...', e basta". 

BELSITO E I FONDI NERI DELLA COOP7
C'è anche dell'altro nella mani del pm Giuseppe Lombardo. È lo sfogo di Belsito con Girardelli. Dice che "gli aprirà una fiumara... la Coop7. .. tutto, il conto corrente che aveva in Svizzera che pagava la Coop7. Facendo riferimento a quella terza persona, non identificata, dice che era stato fermato con 100.000 euro". Quindi dice "che farà venir giù un terremoto di quelli pesantissimi e di sapere anche in quale Procura farlo".  

*fonte: Repubblica

Nessun commento: