domenica 24 giugno 2012

Lusi, dieci mail contro Rutelli e Bianco “Così si sono spartiti venti milioni”


1987: l'allora radicale Francesco Rutelli
impegnato nella campagna elettorale

Una decina di “pizzini” ed e-mail di Francesco Rutelli per un j’accuse che a suo avviso suona definitivo. Il senatore Luigi Lusi confessa e accusa. Per sette ore e mezza, nel carcere di Rebibbia, racconta al gip Simonetta D’Alessandro e ai pm Alberto Caperna e Stefano Pesci che «la storia della Margherita ha avuto un prima e un dopo». «Fino al 2007, con il Partito ancora vivo — spiega — l’amministrazione delle risorse è stata rigorosa, stringente. E nulla di ciò che è accaduto dopo sarebbe potuto accadere». Poi — aggiunge — è arrivato lo scioglimento. E con lo scioglimento «il Patto di Spartizione ». «Ho smesso di finanziare un partito — dice Lusi — e ho cominciato a finanziarne gli ex maggiorenti ». In ragione del famoso “60/40” tra la corrente dei “Rutelliani” e quella dei “Popolari”.
Un patto di cui lui, il tesoriere, diviene parte ed è garante. E in cui ha come interlocutori principali l’ex segretario politico Francesco Rutelli e il presidente dell’Assemblea federale Enzo Bianco. Di quanto va dicendo, il senatore, questa volta, consegna qualcosa che si avvicina a una prova. Una decina di e-mail e appunti autografi ricevuti da Rutelli che documentano alcune delle indicazioni ricevute nel tempo sui finanziamenti da disporre e i loro beneficiari. «Non so che uso sia stato fatto di questi soldi — spiega ai pm — Se siano cioè serviti o meno per finanziare la politica o per altro. Questo lo dovete verificare voi».
Secondo i calcoli dell’ex tesoriere, con questo “patto” sarebbero stati gestiti almeno 80 milioni di euro nel quinquennio 2007-2011. E in ragione di questo patto lui, in prima persona, avrebbe ritagliato per sé una fetta di 10 milioni di euro, che ora ammette come appropriazione indebita. Una cifra — aggiunge — simile a quella assicurata a ciascuno dei «maggiorenti» della Margherita, «a titolo di finanziamento alla politica », almeno formalmente. Diverso il discorso degli immobili. L’attico e super-attico di via Monserrato, come pure le due principesche ville ai Castelli Romani, «li ho acquistati a titolo “fiduciario”», insiste. Ma non per conto del Partito, appunto. Ma del suo “fiduciante”, Francesco Rutelli.

3 commenti:

enigma ha detto...

Emilia: bloccate le carte di credito ai terremotati

paolo ha detto...

Ma può darsi che sto Rutelli, re dei paraculi, riesca in qualche modo a districarsi dal pasticcio in cui è invischiato. Tutto sta nell'avere gli agganci giusti. Chi parla ancora nei tg o sui giornali, dopo soli tre giorni, del presunto scandalo riguardante Napolitano e Mancino? Più nessuno.

La ruota gira come vogliono i poteri forti. Se Rutelli sta nella manica del Vaticano, stiamo pur sicuri che il faldone che lo riguarda verrà archiviato e che l'unico a pagare, anche se non un gran che, sarà Lusi.

fracatz ha detto...

io non capisco tutto st'astio contro il bravo giovane, che secondo me non si è affatto guastato col crescere, salvo quella solita mania di potenza e desiderio di potere.
E poi, scusate, ma non è a piede libero il verdone nonostante fosse stato beccato cor sorcio in bocca mentre lo riportava ai suoi amati cari?

Il partito degli under 70.0000