giovedì 19 luglio 2012

Il mistero dell’agenda rossa di Paolo Borsellino


19 Luglio 1992. Muore ammazzato uno dei magistrati più impegnati nella storica lotta alla mafia: Paolo Borsellino.

L’attentato ha lasciato ai posteri molti dubbi e perplessità, alimentando inevitabilmente molte teorie più o meno accreditate. Uno degli aspetti più controversi riguardano la famosa agenda rossa del suddetto magistrato, dove egli registrava tutti i suoi appunti; su quell’agenda sarebbero state appuntate note di rilevante entità, alcune riguardanti la presunta trattativa fra stato e mafia.

Il libricino non verrà mai ritrovato dopo l’esplosione della macchina in Via D’Amelio. Ci sono però dei fatti documentati che lasciano spazio a numerosi quesiti: il colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli è stato fotografato (inconsapevolmente) mentre prelevava dal luogo dell’attentato quella che sembrerebbe essere la borsa di Paolo Borsellino. Borsa che conteneva la famosa agenda rossa, e che riapparirà poche ore dopo la sua scomparsa sul sedile posteriore dei resti della macchina esplosa.

Perché il colonnello dei carabinieri ha prelevato quella valigetta? Come mai è riapparsa poco dopo sul luogo del delitto?

Del 17 Febbraio è la notizia della assoluzione di Giovanni Arcangiolini, che era stato accusato di furto e favoreggiamento a Cosa Nostra. Secondo l’accusa avrebbe sottratto l’agenda dal luogo dell’incidente per celare gli appunti del magistrato, in accordo con la mafia. Nonostante la documentazione fotografica e videografica il colonnello è stato dichiarato innocente, e il ricorso della Procura di Caltanissetta contro questa sentenza inammissibile.

Il primo a gridare il proprio sdegno nei confronti della magistratura è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che dichiara: “sono ormai abituato a vederlo ripetutamente massacrato tutte le volte che è stata negata la giustizia per quella strage”, e ancora: “la giustizia in Italia ormai è marcia”.

Uno degli eventi che più ha segnato l’Italia negli ultimi quindici anni, insieme a Tangentopoli, sta pericolosamente passando sotto il più “mafioso” silenzio mediatico; mentre su quotidiani e telegiornali si continua a parlare di ingiustizie locali di relativa importanza nazionale, si tace su avvenimenti che hanno travolto l’intera nazione e che continuano a suscitare perplessità.

Il dubbio è che ci sia qualcosa da nascondere che implicherebbe lo svelamento di verità scomode per i vertici politici del nostro paese: oggi i tentativi della procura di Palermo di far luce sulla trattativa Stato e Mafia durante il periodo delle stragi - quando vennero deliberatamente revocate le condizioni di carcere duro per centinaia di boss mafiosi rinchiusi nel regime 41 bis - si scontrano  con le reticenze e i silenzi dei massimi vertici del potere politico, a partire dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.


per ulteriori informazioni : http://www.19luglio1992.com/

3 commenti:

sweet red soul ha detto...

Che bello sarebbe se PER UNA VOLTA i colpevoli pagassero amaramente per ciò che han fatto. Non avranno potuto condannare il colonnello dei carabinieri per insufficienza di prove: è così? La foto non credo sia sufficiente, anche se parla abbstanza...

paolo ha detto...

Guarda caso, nell'ultima intervista rilasciata pochi giorni prima di morire alla TV francese e visibile su youtube, Paolo Borsellino tirava in ballo Silvio Berlusconi. Mah...che sia solo un caso?

Unknown ha detto...

Hai fatto un copia-icolla al 100% di un articolo del 20 Feb 2009.
Il conenuto è sempre valido, per carità, però potevi impegnarti di più.
Così non mi piace