domenica 18 dicembre 2011

2011: la grande fuga da Montecitorio verso i comuni, per salvare il proprio vitalizio parlamentare


Lascia uno e prende tre. Sotto i baffoni da ex goliarda di destra, Nicola Cristaldi se la ride. Il sindaco di Mazara del Vallo ha dovuto lasciare lo scranno di deputato. Ma può "consolarsi" con una triplice indennità. 
Per Cristaldi, ormai ex onorevole del Pdl, la faticosa applicazione di una legge anti-casta - quella dell´incompatibilità fra le cariche di parlamentare e primo cittadino di un Comune con più di ventimila abitanti - si è risolta addirittura in un vantaggio economico. Altro che il "sacrificio" omaggiato doverosamente dai compagni di partito. Costretto da una sentenza della Consulta prima e da una decisione della giunta per le elezioni della Camera poi, il sindaco di Mazara ha infine deciso di rimanere al fianco della sua comunità, ma con un occhio al conto in banca. Rinunciando al seggio a Montecitorio, infatti, Cristaldi fa scattare ben due vitalizi: quello di ex deputato regionale (quattro legislature) e quello di ex parlamentare nazionale (due). In soldoni: 5.839 più circa 3.500 euro. Una doppia pensione alla quale non si applica in alcun modo l' annunciata stretta del sistema contributivo (che scatterà, guarda caso, dal primo gennaio) e a cui va aggiunta, ovviamente, la ritrovata indennità da sindaco che sinora, proprio a causa dell´incarico alla Camera, il deputato pidiellino non poteva percepire: 3.200 euro, cui la Ragioneria del suo Comune farà un lieve taglio proprio per non far superare al primo cittadino la soglia che consente, secondo la legge, di mantenere i due vitalizi. Alchimie contabili che alla fine consentiranno a Cristaldi, 60 anni, di guadagnare da ex parlamentare più di quanto ha percepito sinora, ovvero poco più di 11 mila euro. L´unico "sacrificio" alla fine, è la rinuncia al titolo di onorevole. E il sindaco è di buon umore: «Mi creda, non mi sono mai fatto condizionare da fattori economici nelle mie scelte e non è accaduto neanche stavolta: sarebbe stato offensivo - dice - abbandonare i miei concittadini che due anni fa mi hanno eletto. E poi, in 35 anni di carriera politica, avrò versato contributi per tre milioni di euro. Ora me li godo. E le spese aumentano, sa? Pensi solo al fatto che dovrò pagare di tasca mia i biglietti aerei per Roma».
Paradossi e furberie. Storie di deputati e senatori che cercano di trarre, dal no alle doppie cariche, il maggior

beneficio possibile. Sono 11 i parlamentari-sindaci che nel giro di meno di un mese sono chiamati a optare. Il primo ad andar via è stato Raffaele Stancanelli (Pdl), che ha preferito Catania a Palazzo Madama. Non dimenticando di chiedere, subito dopo, il ripristino del vitalizio da ex deputato regionale pari a 4.652 euro. Anche il leghista Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco Veneto, ha scelto di mantenere la poltrona al Comune piuttosto che quella di parlamentare, malgrado lo squilibrio fra le due indennità. Ma così facendo Dussin, che a settembre urlava in tv allo scandalo delle baby-pensioni «che ci sono costate 9,5 miliardi di euro», percepirà un vitalizio a soli 52 anni. Se avesse posticipato di soli 13 giorni le dimissioni, Dussin avrebbe dovuto attendere altri sette anni per la pensione. L´ha imitato ieri Marco Zacchera, sindaco di Verbania del Pdl, che lascia l´incarico di parlamentare a 60 anni con alle spalle un´attività in 5 diverse legislature: si consolerà, anche lui, con un corposo vitalizio non intaccato dall´entrata in vigore del sistema contributivo.

In questo clima, saluta la Camera anche chi non è obbligato. Come il bergamasco Ettore Pirovano, Lega Nord, sulle cui dimissioni da deputato voterà martedì Montecitorio: la sentenza sulle incompatibilità, al momento, non si applica ai presidenti di Provincia ma lui preferisce portare a casa il vitalizio da ex parlamentare. La strada inversa ha scelto Michele Traversa, deputato del Pdl di Catanzaro: dirà addio alla poltrona di sindaco ad appena 6 mesi dall´elezione facendo pubblica ammenda per la disastrosa situazione finanziaria: «Ho fallito». E chissà se su questa decisione ha influito il fatto che Traversa, alla prima legislatura, non ha ancora acquisito il diritto alla pensione.


Emanuele Lauria