L’Italia dei Valori lancia una battaglia in Parlamento per
moltiplicare il numero dei consiglieri comunali. Messa così, la notizia è
curiosa: i dipietristi – da sempre favorevoli al taglio degli sprechi
pubblici – schierati in difesa delle poltrone. La vicenda risale al 22
febbraio scorso, quando la Commissione Affari costituzionali del Senato
ha votato un disegno di legge di iniziativa del gruppo IdV. Un testo
approvato in sede deliberante – senza passare dall’Aula – che modifica
il sistema di calcolo della popolazione residente in relazione alle
consultazioni amministrative.
Attualmente, la popolazione residente viene calcolata sulla base dei risultati dell’ultimo censimento ufficiale (quello del 2001). Il progetto ora al vaglio del Parlamento vorrebbe sostituire questi dati con quelli periodicamente forniti all’Istat dagli uffici anagrafici comunali.
Se il ddl venisse definitivamente approvato, in Italia si moltiplicherebbero improvvisamente elezioni e consiglieri comunali. Nel caso delle amministrative, al crescere della popolazione il sistema elettorale cambia. Nei comuni fino a 15mila abitanti si vota con un sistema maggioritario a turno unico. Oltre i 15mila, è previsto un proporzionale a doppio turno (se nessun candidato sindaco supera il 50 per cento delle preferenze, i due più votati vanno al ballottaggio). Non solo. Più la città è popolosa, più consiglieri possono sedere in consiglio comunale. Un esempio: nei comuni fino a 10mila abitanti, vengono eletti dieci consiglieri. Superata la soglia dei 10mila, si passa a venti consiglieri.
Ebbene, se il progetto dell’Idv diventasse legge, almeno una decina di comuni – ma secondo i proponenti sono molti di più – passerebbero da un sistema elettorale a turno unico al doppio turno.
Spreco di denaro pubblico o «battaglia di giustizia», come spiegano i parlamentari dell’Idv? A sentire i dipietristi non c’è alcuna difesa della casta. «Ma quali poltrone? – spiega l’ideatore del ddl De Toni – Io sono sempre stato schierato per la riduzione dei costi della politica». Amministratore locale per anni, De Toni chiarisce: «Nei comuni sotto i 15 mila abitanti, alle elezioni vengono presentate solo liste civiche. È la fine della politica. Nei comuni maggiori, invece, i partiti sono costretti a presentare simboli, accordi e programmi. È una forma di responsabilizzazione». E i costi del progetto? Praticamente nulli. «Per questi consiglieri comunali l’indennità è quasi pari allo zero – continua De Toni – o gettoni di presenza da 100 a 120 euro a seduta consiliare». Insomma, si tratta di «un provvedimento che risponde a una logica di trasparenza e legalità», conclude il capogruppo alla Camera Massimo Donadi.
Mah. A nostro avviso, è assai facile che il tutto si tradurrà in un aumento dei costi della politica e in un'estensione dei privilegi della casta. Staremo a vedere.
Attualmente, la popolazione residente viene calcolata sulla base dei risultati dell’ultimo censimento ufficiale (quello del 2001). Il progetto ora al vaglio del Parlamento vorrebbe sostituire questi dati con quelli periodicamente forniti all’Istat dagli uffici anagrafici comunali.
Se il ddl venisse definitivamente approvato, in Italia si moltiplicherebbero improvvisamente elezioni e consiglieri comunali. Nel caso delle amministrative, al crescere della popolazione il sistema elettorale cambia. Nei comuni fino a 15mila abitanti si vota con un sistema maggioritario a turno unico. Oltre i 15mila, è previsto un proporzionale a doppio turno (se nessun candidato sindaco supera il 50 per cento delle preferenze, i due più votati vanno al ballottaggio). Non solo. Più la città è popolosa, più consiglieri possono sedere in consiglio comunale. Un esempio: nei comuni fino a 10mila abitanti, vengono eletti dieci consiglieri. Superata la soglia dei 10mila, si passa a venti consiglieri.
Ebbene, se il progetto dell’Idv diventasse legge, almeno una decina di comuni – ma secondo i proponenti sono molti di più – passerebbero da un sistema elettorale a turno unico al doppio turno.
Spreco di denaro pubblico o «battaglia di giustizia», come spiegano i parlamentari dell’Idv? A sentire i dipietristi non c’è alcuna difesa della casta. «Ma quali poltrone? – spiega l’ideatore del ddl De Toni – Io sono sempre stato schierato per la riduzione dei costi della politica». Amministratore locale per anni, De Toni chiarisce: «Nei comuni sotto i 15 mila abitanti, alle elezioni vengono presentate solo liste civiche. È la fine della politica. Nei comuni maggiori, invece, i partiti sono costretti a presentare simboli, accordi e programmi. È una forma di responsabilizzazione». E i costi del progetto? Praticamente nulli. «Per questi consiglieri comunali l’indennità è quasi pari allo zero – continua De Toni – o gettoni di presenza da 100 a 120 euro a seduta consiliare». Insomma, si tratta di «un provvedimento che risponde a una logica di trasparenza e legalità», conclude il capogruppo alla Camera Massimo Donadi.
Mah. A nostro avviso, è assai facile che il tutto si tradurrà in un aumento dei costi della politica e in un'estensione dei privilegi della casta. Staremo a vedere.
1 commento:
I gettoni di presenza dei consiglieri comunali dei paesi di 10.000 abitanti girano intorno ai 20 euro lordi...
(link utile: http://www.eugeniocomincini.it/2011/a-proposito-di-gettoni-di-presenza-e-indennita-di-carica/)
Spider, sarai pure bravo a Montecitorio ma il resto del paese lo vedi male. La "casta" si ferma ai consiglieri regionali (tra gli eletti intendo)
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