sabato 28 luglio 2012

Comunisti al governo? Monti promulga la sanatoria per i clandestini scritta dall'ex ministro prc Ferrero



I termini complessivi sono ancora da definire ma il quadro è interessante tanto da aver fatto inveire Lega Nord e Pdl ed aver registrato freddezza da parte del Pd. 
I lavoratori potranno denunciare chi li tiene irregolarmente e ottenere l’assunzione, nei casi più gravi di sfruttamento ai cittadini migranti verrà garantito un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie e, (questo è l’aspetto che più colpisce) scatterà anche una “norma transitoria”, altrimenti detta “ravvedimento operoso". Ovvero il datore di lavoro, l’impresa o la famiglia che vorranno autodenunciarsi per aver impiegato manodopera irregolare, potranno farlo senza incorrere in nuove sanzioni
 Già oggi, ufficialmente chi dà lavoro a un immigrato senza permesso è punito con l’arresto da tre mesi a un anno e una multa di cinquemila euro per ogni lavoratore impiegato. A questo si aggiungono le sanzioni amministrative per la violazione degli obblighi retributivi e contributivi. 
Per il lavoratore è prevista l’espulsione.
Il decreto del governo, prevede che chi è stato condannato anche in via non definitiva per questo reato non potrà far arrivare in Italia lavoratori stranieri con i flussi di ingresso. Inoltre, dovrà pagare una nuova multa pari al “costo medio di rimpatrio del lavoratore straniero assunto irregolarmente”, soldi che serviranno a finanziare i rimpatri, ma anche progetti per l’integrazione. 
Un tema sentito molto nel mondo del lavoro agricolo anche se rappresenta una fetta relativamente minoritaria di quella che si continua a chiamare “immigrazione irregolare” ma che fa parte della più scomoda voce “massa di sfruttamento”. Molto più diffusa è la condizione colf, badanti, operai, muratori e altri che, anche non “particolarmente” sfruttati, comunque lavorano necessariamente in nero, perché non hanno il permesso di soggiorno. Anche per questa più vasta platea, ed è probabilmente la notizia più attesa, arriva un salvagente, una “regolarizzazione concordata” che potrebbe riguardare anche 200 mila persone. Comunque una norma che permetterà a Stato e Inps di fare cassa, ad una parte di lavoratori di salvarsi e a far emergere una ennesima fetta di evasione fiscale finora di fatto avallata. 

Sorge spontanea una domanda: perché non si è fatto prima? 
Quando durante il governo Prodi si discusse della possibilità di una “regolarizzazione consensuale” fra padrone e lavoratore, insorse il centro che tanto affascina il Pd, insorsero pezzi degli oggi “democratici”, si mise di traverso l’allora onnipotente ministro dell’Interno Giuliano Amato e molti, nel centro sinistra, nicchiarono. Nel 2007 l’allora ministro del welfare Paolo Ferrero, oggi segretario di Rifondazione Comunista, aveva fatto il possibile per far passare proposte di regolarizzazione puramente ragionevoli, trovando l’ostilità del resto del centro sinistra. Oggi il decreto lo si potrebbe chiamare "decreto Ferrero".

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